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							La medicina moderna è sempre più protesa alla mini invasività  o alla non invasività. Ovviamente anche in flebologia la scleroterapia con schiuma o scleromousse  sta di fatto soppiantando, 
							gli interventi chirurgici  di  flebectomia o varcectomia e lo stripping  della SAFENA INTERNA e della SAFENA ESTERNA.
 
 La Scleroterapia con schiuma sclerosante  con o senza guida ecografica  presenta tre grandi  vantaggi  rispetto ai trattamenti chirurgici prima citati:
 - non  invasività
 - sicurezza
 - ripetibilità nel tempo.
 
 
 
							La scleromousse ecoguidata è indicata per tutti i tipi di varici (dilatazione sacciforme di una vena) 
							degli arti inferiori, safeniche, extrasafeniche,  di origine pelvica e per tutte le recidive varicose ad  intervento chirurgico, 
							e per le malformazioni  venose. 
 E' estremamente utile, inoltre ricordare che ad oggi non esistono studi di confronto tra la scleroterapia 
							con schiuma e la chirurgia per il trattamento delle  varici di grosso calibro agli arti inferiori.
 Non vi sono inoltre, neppure evidenze scientifiche, che dimostrino la superiorità  della chirurgia sulla scleromousse o viceversa.
 
 La scleromousse, per le varici agli arti inferiori, trova la sua grande indicazione, 
							 per il trattamento dell'insufficienza della Piccola Safena o Safena Esterna (VPS), 
							 per le  varici recidive, sia nel territorio della  Vena Grande Safena (VGS)
							 che della Piccola Safena o Safena Esterna (VPS).
 
 La scleroterapia con schiuma, è anche  indicata per le varici reticolari (Varici di 1- 3 mm). 
							 Per dette varici, si utilizzano basse concentrazioni di farmaco
							 (Sodio Tetradecil Solfato 0.25%-0,5% ) edun rapporto aria/farmaco di  3 a 1 o 2 a 1.
 
 Le controindicazioni assolute  al trattamento, sono in gran parte  chiare e  riportate  nell’ultima  consesus  europea.
 Nei pazienti con evidenza di positività trombofilica allo studio genetico, 
			                  l’indicazione al trattamento deve essere valutato singolarmente, considerando il rapporto rischio / beneficio, 
			                  la reale indicazione e le possibili alternative terapeutiche, ricordandosi che le complicanze trombotiche 
			                  dopo  scleromousse sono molto rare (< 0,1-0,2%).
 
 K .Parsi nei suoi studi in vitro, ha dimostrano che il farmaco sclerosante (Sodio Tetradecil Solfato ad alte percentuali),
			                  una volta  entrato in circolo, viene  rapidamente inattivato dal contatto con le proteine plasmatiche e  dall’albumina, 
			                  riducendo cosi notevolmente il rischio di Trombosi Venose Profonde su vene sane  o a distanza dal punto di iniezione.
 
 Nello studio prospettico randomizzato e controllato di Hamel-desmos, un campione di 105 pazienti varicosi,
			                  tutti  affetti trombofilia congenita, è stato  trattato con scleromousse e allo stesso tempo con nadroparina calcica 4000 u.i./die
			                  a scopo  profilattico. In nessun caso si è avuta complicanza trombotica.
 
 In uno studio da me condotto su trattamenti con scleromousse  e controllati a 10 aa, 
			                  su varici agli arti inferiori non ho mai avuto episodi di Trombosi venose profonde.
 
 
 
							La tecnica del tourbillon ideata da L. Tessari nel 1999 è stata subito  utilizzata da tutti i flebologi esperti in scleroterapia. La tecnica consiste nel collegare due siringhe monouso ad un rubinetto a due o tre vie.
 In una siringa si prepara la soluzione sclerosante (Sodio Tetradecil Solfato) e nell'altra si aspira solamente aria con un rapporto
							aria/farmaco di 4/1.
 Il liquido sclerosante viene spinto dallo stantuffo nell'altra siringa contenete esclusivamente aria collegata al rubinetto a due o tre vie.
 Si ottiene all’istante, una preparazione simile ad una mousse che dopo una serie di passaggi presenta una formulazione completa e stabile
							 (almeno 20 passaggi).
 Infatti la schiuma  cosi prodotta come dimostrato ( CryoSEM ) presenta, caratteri di riproducibilità, stabilità, compattezza , 
							 e struttura  a micro bolle (<100 micron).
 
 Per il trattamento dei tronchi delle safene interne, safene esterne, dei cavernomi, delle varici recide e di quelle extrasafeniche 
							 eseguo la puntura diretta della vena da trattare.
 Controllo sempre con la sonda di uno strumento ecografico precedentemente posizionata sulla zona da trattare la progressione dell’ago.
 Per  eventuali successive   iniezioni  si  procede  dall’alto verso il basso, e dalla varice più grande alla più piccola, 
							 secondo la  tecnica di Tournay.
 
 Il  volume   massimo  di schiuma sclerosante consigliato per ogni trattamento è di  10 cc.
 L’ immobilità per  20 min circa dopo l’iniezione, l’ elastocompressione con bendaggio fisso o calza elastica di  25-30 mmHg
							 per circa 15-20 giorni, e la  mobilizzazione attiva  per  5-10 min.
 
 Al termine di ogni trattamento riduce l'eventuale possibilità di eventi avversi e soprattutto migliora i risultati.
 In alcuni  casi  si può eseguire un trattamento conservativo della safena interna, limitando la scleromousse esclusivamente 
							 ai rami varicosi tributari.
 In detto modo si osserva: la riduzione della portata  e del calibro  del tronco safenico di coscia, con emodinamica  anterograda, 
							 e  riavvicinamento dei lembi valvolari successiva riduzione o scomparsa  dei  reflussi venosi.
 
 Secondo la mia esperienza, tale  condizione  può essere realizzata  solo se il tronco safenico di coscia 
							 ha  un calibro non superiore ai 7 mm  e con  valvola terminale  continente.
 Nel  caso di varici extrasafeniche, è importante  identificare bene con l'Ecocolordoppler il cosi detto "punto di fuga",
                             in genere  rappresentato  da  una vena perforante.
 
 La terapia elastocompressiva  con  compressione eccentrica, quando possibile per 3 giorni, e concentrica con calza elastica 1- 2  Kl
                             per 6 settimane, è indispensabile per il buon risultato terapeutico e per la riduzione degli eventi avversi
                             (infiammazione della cute, piccole trombosi lungo la varice trattata).
 
 
 
							Il 30-40% dei soggetti a distanza di 2-4 anni possono presentare una ricanalizzazione  dei tronchi safenici trattati. L'evento non deve essere considerato un insuccesso. Molto raramente è necessario ritrattare il tronco ricanalizzato.
 Un nuovo trattamento deve essere eseguito solo in seguito alla ricomparsa delle varici e/o della sintomatologia algica.
 La ricanalizzazione dell’asse safenico avviene quasi sempre su vene con calibro ridotto, con  una evidente riduzione della portata ematica.
 Un nuovo trattamento verrà indicato solo quando la ricanalizzazione del tronco venoso non presenterà queste precedenti istiche.
 Esistono comunque anche casi in cui un ciclo di terapia con SF può altresì durare anche tutta la vita.
							Essendo purtroppo, la IVC  per  definizione una malattia ad  evoluzione cronica, non esistendo una tempistica definita al retrattamento.
 Un trial clinico randomizzato su 480 soggetti, eseguito in Olanda, ha confrontato nella cura della vena grande safena ( VGS ), 
							indipendentemente dal calibro, il trattamento scleroterapico 
							eco guidato con SF e la chirurgia.
 Nei due gruppi di confronto a 2 anni la probabilità di recidiva era simile: 11,3% per la SF e 9% per la chirurgia.
 Considerando la sola presenza di reflusso all’ECD, questa era rilevabile nel 35% dei pazienti trattati con SF e nel 21% di quelli trattati
							con chirurgia, con  una differenza statisticamente significativa a favore di quest’ultimi.
 Invece se il parametro  considerato era il reflusso associato a varici, non vi erano differenze statisticamente significative tra i due gruppi.
 
 Gli autori concludono quindi, che a 2 anni se si considera come outcome l’unione tra reflusso e sintomi venosi,
							non vi è alcuna differenza  tra i due trattamenti con costi decisamente più bassi per la SF.
 
 Nel  confronto più ampio tra le varie metodiche, chirurgica ed endovascolari, una metanalisi di Van der Bas 
							su 64 studi, per un totale di 12.320 arti trattati 
							ed un Follow-up di 32 mesi, ha evidenziato un successo del:
 - 78% per la chirurgia
 - 77% per SF
 - 84% per la radiofrequenza
 - 94% per laser terapia.
 
 In un nostro  recente  studio  la SF testata su un gruppo di pazienti anziani over 70 affetti da IVC  grave e invalidante (stadio C4-C6)
							ha  dimostrato di migliorare in maniera statisticamente significativa la qualità di vita di questi  pazienti,
							di migliorarne la disabilità  e le  condizioni cliniche (VDS - VCSS), portando a guarigione il 70% delle ulcere presenti in meno di 3 mesi.
 
 
 
							Gli eventi  indesiderati  più frequenti e temuti in corso di  
							Sclerofoam, sono rappresentati  dai sintomi neurologici transitori,
							come l’emicrania e i  disturbi  visivi. 
							Questi, se pur con  discrete  variabilità, riportate nei vari studi, si  presentano  mediamente  nello  0,1%- 3%  dei casi trattati. Meno  frequentemente, possono presentarsi:
 - parestesie
 - sonnolenza
 - tosse  secca
 - senso di oppressione toracica.
 
 Tra gli eventi  non  immediati, la TVP è molto rara ( 0,1-0,3%). In letteratura, sono riportati  anche rari casi di accidenti  
							cerebrovascolari (TIA). La genesi di questi eventi, secondo alcuni autori, sarebbe da  imputare alla presenza di PFO 
							(condizione fisiologicamente presente nel 20-25% circa degli individui) con embolizzazione paradossa nel circolo arterioso sistemico 
							da parte della SF.
 In realtà, la fisiopatologia di  questi  eventi avversi neurologici, è ancora oggi sconosciuta, e  numerose sono le  controversie  
							sull’argomento.
 Vari autori, che  contrastano questa teoria eziopatogenetica, hanno più volte ribadito, che i disturbi neurologici transitori (compreso il TIA)
							si siano  verificati, in più occasioni, anche durante la terapia sclerosante con liquidi.
 Dobbiamo inoltre ricordare, che l’iniezione di aria, viene routinariamente impiegata, nella diagnostica ecocardiografica, in caso di sospetto
							di difetto settale.
 In tutti i casi studiati non si sono mai associati disturbi visivi o neurologici, anche dopo utilizzo di volumi gassosi molto superiori a quelli
							utilizzati nella scleroterapia.
 
 Numerosi studi, hanno dimostrato, che il passaggio delle micro bolle nell’ACM, non si associa, necessariamente ai sintomi, e che di contro,
							pazienti, che non presentano il passaggio delle micro bolle nell’ACM, e  quindi risultati negativi per PFO, possono viceversa, presentare
							i sintomi neurologici transitori.
 Il 75% dei pazienti, che  ha presentato sintomi neurologici, aveva una storia di emicrania con aura, e in questi pazienti, la RM, è risultata
							sempre negativa nei controlli a 2 e 4 settimane.
 
 Il trattamento con SF, di 27 pazienti, tutti affetti  da shunt dx 
							- sn verificato all’esame cardiologico, non ha  dato nessun evento indesiderato.
 Molti autori,  pertanto, alla luce  di quanto sin qui esposto, sostengono, che  gli eventi neurologici transitori, insorti subito dopo il trattamento
						    con SF, sono correlabili, dal punto di vista  fisiopatologico, all’emicrania con aura.
 Questi sintomi, si  scatenerebbero,  sia su soggetti particolarmente predisposti che con quelli con storia  
							anamnestica di emicrania con aura.
 
 L’ipotesi patogenetica, sembra, essere correlata, alla liberazione, di  prodotti tossici  da parte dell’endotelio vasale danneggiato dallo sclerosante.
 Tra le sostanze prodotte dall’endotelio danneggiato, e liberate  in circolo  ci sarebbe anche l’endotelina (forte vasocostrittore), chiamato fortemente
						    oggi in causa.
 Questa, indurrebbe, una stimolazione a livello corticale, capace di innescare la Cortical Spreading Depression(CSD).
 Si creerebbe un’onda di depolarizzazione corticale, che a seconda della  zona corticale interessata (occipitale, temporale, parietale), sarebbe responsabile
						    a sua volta, di tutti i sintomi dell’aura emicranica (disturbi visivi, parestesie senza deficit di forza, disfasia ecc.).
 L’ipotesi, che l’endotelina, possa essere un fattore scatenante per la Cortical Spreading Depression (CSD), è supportato da diverse osservazioni cliniche:
 L’endotelina è un potente vasocostrittore (Brain 2002).
 L’infusione di endotelina 1 nel ratto induce la CSD. E’ stato inoltre  dimostrato, che l’endotelina, sia un fattore capace di innescare
						    l’emicrania  con aura (Dreier JP et al. cervello 2002).
 
 
 
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